Frasi di Igor Sibaldi. Igor Sibaldi, nato a Milano il 15 giugno 1957 ĆØ uno scrittore e saggista italiano nato da madre russa e padre italiano. Igor Sibaldi ĆØ studioso di teologia e storia delle religioni, autore di opere sulle Sacre Scritture e sullo sciamanesimo, oltre che di opere di narrativa e teatro. Dal 1997 tiene conferenze e seminari in Italia e all’estero su argomenti di mitologia, di esegesi e di psicologia del profondo. Igor Sibaldi si ĆØ occupato a lungo di angelologia, equiparandola ad una forma di psicologia. Negli anni Ottanta e Novanta ha tradotto varie opere di letteratura russa (in particolare romanzi e racconti di Tolstoj), dedicandovi monografie e saggi introduttivi. In seguito ha tradotto il Vangelo di Giovanni, dal greco antico, nel volume Il codice segreto del Vangelo e parte della Genesi, dall’ebraico antico, nel volume Il libro della Creazione. Fonte Wikipedia.
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Le piĆ¹ belle citazioni e frasi di Igor Sibaldi sulla vita
Sovrano, sƬ, ma sempre svelto a sorridere a lei, perchƩ solo sorridendole riusciva a non abbassare lo sguardo.
Aveva avuto paura del mondo, come tutti coloro che hanno paura di se stessi. Teme il mondo chi teme che estranei gli guardino nell’anima e ne restino amareggiati.
Le piĆ¹ belle citazioni e frasi di Igor Sibaldi sulla vita
Guardarsi intorno, domandandosi ogni tanto: Ā«MI PIACE o no, ciĆ² che vedo?Ā» e pensandoci un po’: Ā«PerchĆ© mi piace? PerchĆ© no?Ā» GiĆ questo permette di accorgersi di una quantitĆ di cose che prima non si erano notate mai: e l’immagine del mondo ne viene rapidamente trasformata. Ć come da bambini: il mondo diventa consigliere; come se in tutto potesse dischiudersi una possibilitĆ nuova per la nostra vita, mentre prima quello stesso Ā«tuttoĀ» appariva spesso noioso e altrui.
Energia ĆØ la capacitĆ di un sistema di modificare lo stato di un altro sistema con il quale interagisce.
Chi trasforma le proprie paure in alleati comincia dāun tratto a procedere di vittoria in vittoria.
Vai avanti, entri nel tuo aldilĆ personale, e cominci ad accorgerti che puoi superare delle soglie che prima neanche vedevi, e fare passi da gigante: dipende solo da te, dal tuo coraggio interiore. Come trovare questo coraggio? Se ti accorgi che c’ĆØ una lotta tra te e l’AutĆ²s e che ci vuole solo il coraggio per battere l’AutĆ²s, impari anche come si fa a fare il coraggio. A quel punto puoi voltarti a vedere se qualcuno ti segue, ma non fermarti a spiegare agli altri, perchĆ© via via che sali ti accorgi che non ĆØ nemmeno una gran salita. Ć che gli altri, i molti ā in mezzo ai quali c’eri anche tu fino a poco fa ā stanno precipitando, e che parlare con loro ĆØ come parlare con un sasso che precipita nel vuoto. Per poter stare a portata di voce dovresti precipitare anche tu con loro, e non ĆØ tua intenzione. O no?
Causa di ogni cosa ĆØ il suo scopo.
Nulla di vero puĆ² dirsi dellāinvisibile, che non valga anche per la nostra esperienza concreta.
Purtroppo anche nella Ā«selvaĀ» della nostra civiltĆ ĆØ in corso una grave nevrosi di massa. A determinarla, da circa sessanta anni, ĆØ un sistema di condizionamenti molto potente, capillare, mai visto nella storia dell’Occidente. Neanche i fascisti e i nazisti erano cosƬ bravi a plagiare; e questo perchĆ©, dopo la guerra, i loro metodi di massificazione sono stati ripresi e perfezionati dagli apparati che dominano la nostra tarda societĆ industriale. Ć la societĆ della cultura di massa, scambiata malamente per democrazia. Sarebbe una societĆ bellissima, perchĆ© ha un livello di benessere mai raggiunto prima. Oggi mancherebbe poco, a che la gente si accorga che puĆ² lavorare di meno e vivere di piĆ¹. Lavorare quattro ore al giorno, cosƬ da avere quanto basta per sopperire alle vere necessitĆ , e nelle altre venti ore pensare, capire, scoprire, godere, sperimentare, creare.
Le piĆ¹ belle citazioni e frasi di Igor Sibaldi sulla vita
Quando fai ciĆ² che fanno gli altri,Ā tanti si congratulano con te, ma non per te: sono contenti solo perchĆØ ti CAPISCONO. E Ā«capireĀ» viene da Ā«cĆ pereĀ» che significa: Ā«prendereĀ», Ā«tenereĀ», Ā«contenereĀ». Ti capiscono: ti contengono, ti tengono. Loro e il loro mondo sono la tua prigione.
Ogni tua dote non adoperata diviene un tuo intralcio.
Noi non siamo nati nel mondo; ciĆ² che ĆØ nato, non ĆØ noi. E, come ogni maestro, noi vi insegniamo ciĆ² che non facciamo: vi insegniamo a non essere nati.
Si puĆ² non esserlo. E perciĆ² nascere quando volete, se volete, dove volete.
Vuol dire che il tuo passato non ĆØ piĆ¹ tuo, e ne sei libero;
vuol dire che i tuoi genitori e fratelli sono persone,Ā e non persone tue.
Non ĆØ complicato. Occorre solo che vi diate il permesso.
Ā«A dodici anni ebbe la sua iniziazione personale, volontaria e segreta. Durante un pellegrinaggio a Gerusalemme si allontanĆ² dai genitori (lo fece apposta) e rimase per tre giorni nel Tempio, a fare domande ai saggi,Ā mentre Giuseppe e Maria lo cercavano.
Si narra che quando lo ritrovarono non riconosceva piĆ¹ l’autoritĆ paterna:Ā Rispose: Ā«PerchĆ© mi cercavate? Non sapevate che devo occuparmi delle cose di mio Padre?Ā» Ma i genitoriĀ non compresero le sue parole (Luca 14,49). Era diventato diverso, non lo capivano piĆ¹.
Le piĆ¹ belle citazioni e frasi di Igor Sibaldi sulla vita
Nessuno ĆØ piĆ¹ libero e sano di chi ĆØ piĆ¹ di se stesso e riesce a vedere il proprio Ā«ioĀ» come se fosse un altro.
Terra e cielo, nell’uomo, sono rispettivamente ciĆ² che lāuomo conosce e ciĆ² che ancora non conosce di se stesso.
CiĆ² che chiamiamo felicitĆ ĆØ uno dei sensi attraverso i quali percepiamo il mondo. Al pari del tatto, della vista, del gusto, dell’udito e dell’olfatto, anche il senso della felicitĆ ci avverte quando qualcosa puĆ² procurarci del bene o del male: per i cinque sensi consueti, l’avvertimento consiste in impressioni sensoriali gradevoli o sgradevoli; per il senso della felicitĆ , consiste invece in sentimenti di gioia o tristezza al pensiero di fare una determinata cosa. Questo senso della felicitĆ ĆØ ben riconoscibile nei bambini piccoli, e probabilmente la natura o chi per essa aveva disposto che si affinasse durante la crescita – come avviene negli animali. In noi, invece, viene ben presto snaturato, deviato, accecato, fino a trasformarsi nel senso di colpa – che ĆØ precisamente l’espressione del nostro esserci rassegnati a considerare il nostro senso della felicitĆ come un elemento di disturbo nella vita delle persone Ā«normaliĀ», senza tuttavia averlo potuto eliminare del tutto.
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