La disciplina della mente: il Raja
Il termine Raja in hindi e in tutti i dialetti di derivazione sanscrita significa Re. Fa riferimento, quindi, alle caste reali dei Raja (maharaja) alle famiglie dei Rajput e dei Rani (che significa regina). Insomma, con il termine Raja Yoga si intende una disciplina regale.
Il Raja Yoga, che comunque segue gli insegnamenti di Patanjali, non è lontanissimo dall’Ashtanga Yoga tradizionale e non, quindi, al metodo di Jois. Infatti, questa disciplina dà più importanza alle astinenze che occupano una parte fondamentale dello Yogasutra di Patanjali, ovvero, lo yama e il nyama. Astinenze e osservanze, queste, che contribuiscono a purificare mente e corpo. Di conseguenza, nel momento in cui si purifica la mente si può modificare la nostra realtà circostante. La potenza della mente può cambiare noi stessi al punto da migliorare il nostro approccio con l’esterno.
I principi e i benefici del Raja Yoga
Nello Yogasutra di Patanjali le astinenze occupano un posto rilevante, sono considerate uno step fondamentale della pratica, imprescindibile per chi vuole raggiungere li stadi più alti, ma non devono essere motivo di allontanamento per noi, o ragione di rinuncia alla pratica stessa.
Nel Raja Yoga come in tutte le altre discipline yogiche, proprio perché provengono da una radice comune, c’è un elemento fondamentale che è il raggiungimento del benessere del praticante che deve seguire il percorso senza forzarsi o in maniera coercitiva.

I benefici del Raja Yoga sono legati, quindi, al percorso di meditazione trascendentale che lo caratterizza e accompagna. Percorso questo, dal quale non si può prescindere e al quale si possono ricondurre ai benefici stessi della meditazione. Di conseguenza, avremo una riduzione dello stress, l’avvio di un percorso di benessere interiore, la conoscenza profonda di se stessi e la cessazione delle paure.
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